Il Consiglio dei Ministri ha emanato il DECRETO LAVORO che è stato ribattezzato DECRETO 1° MAGGIO, che contiene – fra i vari provvedimenti – il taglio delle tasse sul lavoro.
E’ stato tagliato di 4 punti il cuneo fiscale, sulla parte di contribuzione che grava sui lavoratori, con un reddito annuo lordo fino a 35.000 €, per il periodo che va dal 1° luglio al 31 dicembre 2023 (con esclusione della tredicesima).
Ma che cos’è il cuneo fiscale del quale si sente parlare ormai da 10 anni?
E’ la differenza dovuta al fisco ed ai contributi tra lo stipendio lordo pagato dal datore di lavoro e lo stipendio netto percepito dal lavoratore dipendente.
Nel 2022 il cuneo fiscale italiano è stato del 45,9%, contro una media europea del 34,6%.
In pratica, per quanto riguarda l’aspetto contributivo, il lavoratore dipendente versa all’INPS il 33% del suo Reddito Annuo Lordo, di cui il 23,81% a carico del datore di lavoro ed il 9,19% a carico del lavoratore.
Il Decreto Lavoro ha ridotto la contribuzione a carico del lavoratore a 5,19%.
Con il primo taglio del 3% applicato dal Governo Tecnico Draghi, la riduzione è arrivata oggi ad un totale del 7%.
Ma a cosa servono i contributi INPS?
Grazie a questa contribuzione il lavoratore dipendente ha diritto a 6 tipi di pensione:
• la pensione di invalidità ed inabilità, che viene liquidata quando, durante la attività lavorativa, si perde la capacità di lavorare
• la pensione di vecchiaia o anticipata, che viene liquidata quando terminiamo di lavorare
• la pensione ai superstiti o di reversibilità, che viene liquidata ai familiari che vivono a nostro carico
Grazie a questo intervento i lavoratori dipendenti si troveranno dalle 80 alle 100 € in più in busta paga, ma la riduzione della contribuzione si traduce nella riduzione degli importi delle pensioni. Non sola la pensione futura – quella che ci verrà liquidata quando smetteremo di lavorare – ma anche le pensioni alle quali ho già oggi diritto, qualora non fossi più in grado di lavorare prima dell’età della pensione.
Aumenta sempre più la necessità di una integrazione privata alle coperture garantite dallo Stato, che è anche fiscalmente incentivata.
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