Se sei un lavoratore o una lavoratrice dipendente (o parasubordinato) ogni mese ricevi la busta paga nella quale viene indicato il tuo stipendio.

Ma nella busta paga (che viene anche chiamata “cedolino dello stipendio”) non è indicato solamente lo stipendio netto, bensì vengono indicati anche altri elementi che è bene conoscere.

Infatti, la busta paga riassume tutti i rapporti economici fra:

  • Lavoratore/lavoratrice e datore di lavoro
  • Lavoratore/lavoratrice e Stato
  • Lavoratore/lavoratrice ed Enti Previdenziali

Leggendo la busta paga è possibile controllare:

  • La correttezza dei calcoli effettuati in riferimento al contratto di assunzione e al C.C.N.L. di categoria
  • Le ore di lavoro effettuate
  • I giorni di ferie spettanti
  • I giorni di ferie goduti
  • L’ammontare dei contributi previdenziale che vengono versati dal datore di lavoro

La busta paga va conservata per 5 anni.

Secondo la Corte Costituzionale, trascorsi 5 anni dal licenziamento non è più possibile alcuna azione legale.

In particolare, la busta paga è divisa in varie sezioni:

  1. La parte alta della busta paga che contiene i seguenti dati:
  • I dati identificativi della azienda (il codice della azienda, la ragione sociale e l’indirizzo, il numero della posizione Inail – PAT, il numero della posizione Inps
  • Il mese di retribuzione
  • I dati anagrafici del dipendente (il numero con il quale il dipendente è iscritto nel libro matricole, nome e cognome, codice fiscale, luogo e data di nascita)
  • I dati contrattuali del dipendente (la data di assunzione e l’eventuale data di cessazione del rapporto di lavoro, la descrizione della qualifica, il CCNL applicato, il livello di inquadramento
  • I dati retributivi contrattuali del dipendente, ove sono indicati:
  • La paga di base o minimo contrattuale, che è il valore retributivo lordo minimo, che viene stabilito sulla base del CCNL di riferimento e del livello di inquadramento
  • L’indennità di contingenza, la vecchia “scala mobile”, che indica l’adeguamento automatico degli stipendi al costo della vita (inflazione). In realtà oggi questa cifra non viene più aggiornata, in alcuni casi risulta già inglobata nel minimo contrattuale.
  • EDR o terzo elemento: acronimo di Elemento Distintivo della Retribuzione. L’EDR è variabile su base provinciale ed è figlio di accordi sindacali. Non essendo aggiornato al pari dell’Indennità di contingenza, a volte risulta calcolato già nel minimo contrattuale
  • Scatti di anzianità: si riferisce all’aumento automatico che ogni CCNL prevede per la retribuzione dei lavoratori in base alla loro anzianità di servizio. In media lo scatto avviene ogni 3 anni.
  • Superminimo: si tratta di un importo aggiuntivo rispetto alla retribuzione base che viene accordato con il lavoratore. Può essere sia individuale che collettivo. Inoltre questo importo può essere assorbibile o non assorbibile, a seconda che venga progressivamente trasformato in aumenti salariali (ad esempio con gli scatti di anzianità) riducendosi progressivamente a zero, oppure salvaguardato in caso di aumento della retribuzione (per cui rimane un elemento aggiuntivo fisso alla paga per tutta la durata del contratto)

La parte centrale della busta paga è suddivisa in 3 sezioni:

  1. Calcolo della retribuzione lorda

In questa sezione sono contenute tutte le voci che costituiscono l’ammontare complessivo della retribuzione, quali la retribuzione ordinaria, ossia la cifra che indica la paga per le singole giornate di lavoro. Tipicamente vengono considerate 26 giornate lavorative, pari a 6 giornate lavorative alla settimana (anche se in realtà la settimana è composta da 5 giornate lavorative; ma questa è una scelta che consente di allinearsi alle regole imposte dall’Inps

Ad esempio: se ho lavorato 26 giorni e la mia paga base è di 100 euro nella colonna “competenze” troverò un totale di 2.600 euro (26×100)

In questa sezione vengono anche indicate le trattenute mensili, che vengono totalizzate in una colonna apposita denominata “trattenuta” e che possono essere:

  • Il servizio di mensa aziendale
  • Le addizionali comunali e regionali
  • Le trattenuto del quinto dello stipendio
  • Multe, sanzioni, etc.
  1. Le voci soggette a contributi

Sono la gran parte delle voci riportate in un cedolino di stipendio e sono sempre lorde.

Prima di diventare “nette” devono essere scorporate delle quote previdenziali e fiscali a carico del dipendente.

Qui trovano posto anche: la retribuzione ordinaria, le maggiorazioni, gli straordinari, i premi, etc.

La somma delle voi lordi determina l’imponibile previdenziale o imponibile contributivo, cioè la somma sulla quale vengono determinati i contributi.

A questo punto è possibile calcolare l’imponibile fiscale o imponibile Irpef eseguendo questa operazione:

Imponibile previdenziale + Voci soggette a contributi (indicate dall’art. 10 Tuir) – contributi a carico del dipendente = Imponibile Irpef

  1. I contatori

Aiutano a capire la situazione per quanto riguarda ferie e permessi, sia per quanto riguarda le giornate godute, quelle maturate e le residue, anche degli anni precedenti.

L’ultima parte della busta paga (al piede della pagina) riguarda:

  • Calcolo contributivo
  • Calcolo Irpef
  • Calcolo netto in busta paga

Il calcolo dei contributi completa il quadro dell’imponibile Irpef.

Viene applicata la aliquota prevista per la contribuzione a carico del dipendente, che permette di calcolare l’importo dei contributi a suo carico.

Tutte queste voci danno modo di calcolare, alla fine, l’ammontare del Imposta sul Reddito delle Persone Fisiche, il cui acronimo è proprio Irpef.

Si tratta di una tassa progressiva che si calcola sul reddito annuo, sia dei dipendenti che di autonomi e pensionati.

I dipendenti e i pensionati (a differenza dei liberi professionisti) pagano l’imposta direttamente in busta paga, ovvero è il datore di lavoro (o l’ente che eroga la pensione) che si occupa di determinare il prelievo e pagare la tassa.

Si tratta di un’imposta annua ma il datore di lavoro è obbligato a fare il calcolo mensilmente (perché agisce da sostituto d’imposta).

A fine anno, solitamente nella busta paga di dicembre, potrebbe infatti essere necessario un conguaglio per riallineare i calcoli effettuati su base mensile a quelli corretti annuali.

La quota Irpef viene calcolata attraverso percentuali che si riferiscono a scaglioni di reddito predeterminati

La Legge di Bilancio 2022 ha previsto una piccola riforma delle aliquote fiscali

Sui primi 15.000 € di reddito imponibile (pari al reddito annuo lordo al quale vengono detratti gli oneri deducibili, quali ad esempio i contributi previdenziali o i versamenti ad un Fondo Pensione) si pagano 3.450 € di tasse lorde.

Sui successivi 13.000 € di reddito imponibile (28.000 – 15.000) si pagano 3.250 € di tasse lorde, che vanno ovviamente sommate alla precedente.

E così via.

Una volta calcolata l’imposta lorda Irpef si può giungere a individuare l’imposta netta attraverso un sistema di detrazioni fiscali.

Si tratta di:

  • Detrazioni per lavoro dipendente: ovvero una quantificazione forfettaria delle spese che il lavoratore affronta per “poter lavorare”, ovvero viaggi, pasti, etc. (definite nell’articolo 13 del Tuir), anche queste determinate da scaglioni di reddito
  • Detrazioni per familiari a carico: ovvero una quantificazione (anche qui forfettaria) del “sostegno” che il lavoratore produce per quei familiari (figli e/o coniuge) che non sono in grado di produrre un reddito rilevante ai fini fiscali (che non superi i 2.840,51 euro annui)

Si arriva infine al calcolo dello stipendio netto ovvero la cifra che effettivamente sarà corrisposta dal datore di lavoro al dipendente.

Questa cifra è il risultato di:

Retribuzione lorda (o totale competenze) + Voci di retribuzione netta (che possono anche essere negative) – contributi a carico del dipendente – Imposta lorda Irpef + detrazioni fiscali = Stipendio netto.

Conclusioni e consigli finali

La busta paga è un documento che ogni lavoratore dipendente riceve e deve leggere per confermare l’esattezza dei dati in essa riportati.

In particolare è importante ricordare:

  • Il documento viene prodotto ogni mese e viene consegnato al lavoratore (in forma cartacea o telematica)
  • Conservare la busta paga non è obbligatorio ma è consigliato per almeno 5 anni, tempo entro il quale è possibile agire legalmente per rivendicare eventuali mancanze dell’azienda: è un documento probatorio del rapporto di lavoro
  • La retribuzione netta, ovvero lo stipendio effettivamente percepito, è indicato alla fine ed è il risultato di una serie di operazioni che comprendono trattenute, bonus fiscali, sgravi, tasse. Sapere come si calcolano tutte queste voci dà modo al lavoratore di controllarne l’esattezza.
  • Dalla busta paga è possibile verificare anche i giorni di ferie goduti e residui, i giorni di malattia del mese, i giorni di lavoro e una serie di altri numeri che possono fornire al lavoratore un quadro del suo impegno quotidiano con l’azienda.

Fonti per questo articolo:

  • Il Sole 24 Ore
  • Agenzia delle Entrate
  • 24 Economia
  • Pensione&Lavoro

 

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